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Come funziona ICO, il nuovo modo per finanziare le startup

Se è ormai abbastanza chiaro il funzionamento delle Initial Coin Offering, grazie alle quali le startup che hanno varato la moneta virtuale riescono a raccogliere i fondi necessari allo sviluppo e alle altre attività connesse al lancio della stessa.

Un 2017 in grande spolvero

Il successo delle ICO può essere compreso facilmente tramite un semplice dato, quello relativo al primo semestre del 2017, nel corso del quale i finanziamenti in questione hanno toccato la bella quota di 1,27 miliardi di dollari. E il secondo semestre non è certo stato in tono minore, se è vero che a fronte dello stop forzato dell’ICO relativa a Coindash, causato da un attacco hacker che in pochi minuti ha fatto scomparire ben sette milioni investiti nella nuova criptovaluta, va registrato il clamoroso successo di quelle che hanno visto protagoniste due startup, Tezos e Eos.Io, le quali hanno raccolto più di 200 milioni di dollari ciascuna. Un bel viatico che fa capire come il fenomeno sia destinato a proseguire con ritmi molto elevati.

Come funziona l’Initial Coin Offering

Il termine di paragone che può far comprendere facilmente il funzionamento di una ICO è quello riguardante le IPO azionarie, nelle quali l’investitore, in cambio dei soldi impiegati nell’operazione, si vede affidare un corrispondente numero di azioni. In questo caso, la società, attiva nell’ambito della blockchain o delle criptovalute, provvede ad emettere e vendere una moneta o un token digitale validato attraverso tecniche crittografiche avanzate, il quale non conferisce però alcuna azione o diritto di voto. Per l’acquisto vengono utilizzate le criptovalute tradizionali e solitamente l’operazione si esaurisce nell’arco di meno di un’ora. Ad effettuarle sono fondazioni collegate al progetto che se da un lato contribuiscono ad aumentare l’opacità, dall’altro permettono di procedere in maniera spedita e senza tanti intralci di carattere burocratico.

Un tasso di crescita che preoccupa

Oltre alla scarsa trasparenza, le ICO preoccupano chi si occupa del fenomeno proprio per il tasso di espansione che stanno mettendo in evidenza. Se è vero che ancora sono in posizione minoritaria nei confronti dei 34 miliardi di dollari raccolti con il crowdfunding nel corso del 2015 e ai 127 miliardi di investimenti del venture capital nel 2016, va però messo in rilievo come la loro crescita sia estremamente impetuosa, riuscendo a calamitare le attenzioni di chi intende dare vita ad operazioni dal chiaro sapore speculativo, confidando in una rapida crescita della quotazione della criptovaluta finanziata. Proprio la mancanza di regole chiare, che apre la strada a potenziali truffe, ha già spinto il governo cinese a proibire le Initial Coin Offering sul proprio territorio. Una decisione che potrebbe presto essere copiata da altri governi che, come quello di Pechino, sembrano essere intenzionati a porre un freno al comparto delle criptovalute, magari tramite una seria regolamentazione in grado di fornire garanzie agli investitori.