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Mancini apre al ritorno in Nazionale: “Mi sono pentito, con Gravina si può ricomporre”

L’ex CT azzurro si dice pronto a tornare sulla panchina dell’Italia: “Con Gravina chiarimenti possibili, mi piacerebbe vincere il Mondiale”.

A meno di un anno dai prossimi Mondiali e a pochi giorni dall’esonero di Luciano Spalletti, Roberto Mancini si fa nuovamente avanti per guidare la Nazionale italiana. In un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, l’ex commissario tecnico ha ammesso pubblicamente di essersi pentito della scelta fatta nell’estate del 2023, quando lasciò a sorpresa l’incarico per accettare un’esperienza breve e poco soddisfacente alla guida dell’Arabia Saudita.

Il tecnico marchigiano, protagonista dell’indimenticabile trionfo a Euro 2020, ha raccontato il proprio stato d’animo con lucidità e onestà: “Con Gravina avremmo dovuto parlarci di più, chiarire certi malintesi. È stata anche colpa mia, forse oggi saremmo ancora insieme“. Mancini, che ha lasciato l’Italia poco dopo il mancato accesso al Mondiale del 2022, sogna una seconda chance per chiudere un cerchio ancora aperto con i tifosi azzurri: “Il mio unico debito con loro è non averli portati al Mondiale. Vincere l’Europeo è stato straordinario, ma il Mondiale è un’altra cosa“.

La possibilità di un ritorno concreto a inevitabilmente dalla volontà del presidente federale Gabriele Gravina, con cui Mancini sembra aver ricucito parzialmente i rapporti: “Ci siamo già visti, ci siamo parlati. Il presidente sa che nella vita si sbaglia, ma anche che si può sempre ripartire. Ricomporre non sarebbe un problema“.

In un clima di incertezza sul futuro della panchina azzurra, le parole dell’ex CT suonano come una candidatura informale ma forte. “Non so cosa succederà – ha concluso Mancini ma so che non rifarei quella scelta. E so anche che vincere un Mondiale con l’Italia sarebbe un sogno. Io ci credo, e penso che possiamo ancora farcela”.

Il futuro della Nazionale è tutto da scrivere, ma l’ipotesi di un “Mancini bis” torna prepotentemente d’attualità. Una sfida rischiosa, certo, ma anche affascinante: riportare l’Italia sul tetto del mondo, là dove manca ormai dal 2006.